Nella prima puntata i sociologi Elisabetta Carrà, che dirige il progetto, e Matteo Moscatelli raccontano le finalità del progetto, gli obiettivi e la metodologia dei percorsi di progettazione e la validazione delle checklist, strumenti pratici applicabili in vari ambiti d'intervento che permetteranno di analizzare le ricadute di politiche e pratiche sul benessere delle famiglie, contribuendo a contrastare le disuguaglianze sociali

Elisabetta Carrà

Matteo Moscatelli

Finalità del progetto e checklist

FamILens, la lente dell’impatto familiare

demografia

sociologia

La memoria e la percezione del passato ci può portare a idealizzarlo. Ma invece di continuare a pensare che “si stava meglio quando si stava peggio”, bisogna affrontare l'incertezza con fiducia per costruire un futuro migliore. Per superare l'immobilismo e il rischio di invecchiamento culturale, l'Italia deve assumere nuove responsabilità, agire con coerenza e ritrovare il suo ruolo nel mondo attraverso innovazione e apertura al cambiamento.

Vittorio Emanuele Parsi

Ciro De Florio

Claudia Repetto

Futuro

L'Italia è un mosaico di identità intrecciate: il meticciato culturale non è solo la nostra storia, ma il motore del futuro globale del Paese. Nel 2050, l'unicità dei nostri territori continuerà a far brillare l'Italia nel mondo. Con il maggior numero al mondo di siti patrimonio dell’UNESCO, l'Italia è e sarà una superpotenza culturale. Su questo bisogna lavorare per distinguersi in un mondo sempre più omologato.

Giovanni Gobber

Fausto Colombo

Silvano Petrosino

Aldo Cazzullo

Cultura

Fichi d'India in Valtellina e avocado ai piedi dell'Etna: il riscaldamento globale sta rivoluzionando le colture italiane, aprendo nuove sfide e opportunità. Nel 2050 nel mondo saremo più di 10 miliardi di persone: è necessario ripensare già da ora al modo in cui produciamo e consumiamo il cibo. Ragionando su proteine alternative, riduzione degli sprechi alimentari e tecnologie innovative.

Andrea Fiorini

Daniela Bassi

Matilde Passamonti

Clima e agroalimentare

Entro il 2050 l'Italia potrebbe perdere 5 milioni di abitanti. È come se sparissero le popolazioni di Roma e Milano insieme! Questo declino demografico non è solo una statistica, ma una realtà che influenzerà profondamente l’Italia da un punto di vista sociale ed economico.
Con meno giovani e più anziani, il sistema pensionistico e il mercato del lavoro affrontano sfide senza precedenti. Entro il 2027 quasi 3 milioni di lavoratori andranno in pensione, non sarà facile sostituirli. Questo squilibrio mette a rischio la nostra sostenibilità economica: servono nuove strategie.

Alessandro Rosina

Ivana Pais

Claudio Lucifora

Demografia e Lavoro

In che modo i cambiamenti climatici in corso stanno modificando i luoghi di destinazione turistica e influenzando il modo in cui tutti noi viaggiamo? Mentre sempre più italiani riscoprono il fascino delle montagne in estate, i turisti internazionali sono sempre più attratti dalle città d’arte, mettendoci davanti a nuove sfide per contrastare l’overtourism.

Guido Lucarno

Antonio Perazzi

Filippo Tantillo

Elena Granata

Clima e Turismo

Italia 2050

lavoro

politica

sostenibilità

L’Italia è considerata all’avanguardia nel riconoscimento della disabilità ed è addirittura tra i paesi più avanzati dal punto di vista legislativo. Dalla prima legge del 1971 che apriva le porte della scuola agli studenti disabili fino all’ultima, del 2006, che ha vietato ogni forma di discriminazione basata sulla disabilità. Ma nei fatti siamo il diciottesimo paese in Europa nell’investimento sull’assistenza ai disabili e spesso l’applicazione di queste leggi è rimasta lettera morta

Luigi D’Alonzo

Giuseppe Arconzo

La grande amnesia

Negli anni il concetto di disabilità si è spostato da un ambito prettamente medico a uno culturale e identitario. I primi Disability Pride risalgono agli anni ‘90, ma l’affermazione di persone disabili nell’universo popolare è un fenomeno più recente. Come è cambiato il rapporto fra il mondo delle persone disabili e la società

Davide Massaro

Paolo Ruffini

Visti da dentro

L’inserimento delle persone con disabilità nel tessuto sociale e del lavoro è la via maestra per l’emancipazione individuale ed economica. Ma i dati sono sconfortanti, in Italia e in Europa. Le esperienze virtuose sono perlopiù frutto d’iniziative di privati e associazioni

Roberto Speziale

Alessio Musio

Il dilemma lavoro

In Italia sono stati aboliti gli istituti speciali e si sono aperte le porte della scuola a un numero crescente di studenti disabili. Ma la disorganizzazione è cronica e mancano gli insegnanti con una preparazione adeguata. Come possiamo sostenere i giovani disabili affinché studino e crescano con gli stessi diritti degli altri studenti?

Antonella Marchetti

Elena Zanfroni

Per chi suona la campanella

Le barriere architettoniche, come quelle mentali, sono spesso una questione di sensibilità e progettazione. La tecnologia sta diventando una chiave di svolta nell’accesso ai servizi. Ma serve un rovesciamento di prospettiva. Per rendersi conto che progettare per tutti significa osservare il reale con occhi diversi, utilizzare schemi mentali inediti che alla fine si rivelano utili a chiunque

Annalisa Rabitti

La nuova frontiera del bello

Tutti inclusi

inclusione

I profughi ucraini sono stati accolti con grande generosità ma sappiamo che non sempre è così. Cosa dice di noi questo diverso standard nell'accoglienza? Nel primo episodio della serie "Sconfinati" ne parliamo con la professoressa Laura Zanfrini, sociologa delle migrazioni dell'Università Cattolica

Laura Zanfrini

Profughi, il nostro specchio

Secondo l'Onu sono oltre cento milioni i profughi nel mondo e di questi, almeno un quarto fugge dalle emergenze innescate dal cambiamento climatico. Nella seconda puntata di "Sconfinati" ne parla il professor Roberto Zoboli, direttore dell'Alta Scuola per l'Ambiente dell'Ateneo

Roberto Zoboli

La tempesta perfetta

Ci illudiamo di poter sopravvivere senza immigrati senza comprendere che essi rappresentano ossigeno per società vecchie come le nostre. Nel terzo episodio della serie "Sconfinati" ne parla il demografo dell'Università Cattolica Alessandro Rosina

Culle vuote, braccia aperte

Mariagrazia Santagati, sociologa dei processi culturali dell'Università Cattolica appoggia il modello italiano che promuove l'integrazione attraverso la scuola ma ne rileva anche i limiti. Ascolta la quarta puntata di "Sconfinati"

Mariagrazia Santagati

Bambini nella nebbia

Le persecuzioni dei cristiani in Medioriente e Africa sono una delle cause dei fenomeni migratori ma spesso sono le stesse istituzioni che si occupano di profughi a ignorare il fattore religioso. Nell'ultimo episodio di "Sconfinati" ne parla Paolo Gomarasca, docente di teologia morale della Cattolica

Paolo Gomarasca

Il fattore Dio

Sconfinati

migranti

L’Europa che discute e chiude le sue frontiere, l’Europa del diritto e della transizione verde, l’Europa degli Stati che rischiano di sparire di fronte a un mondo cannibalizzato dai nuovi giganti, per popolazione o ricchezza prodotta. C’è il grande cantiere dell’integrazione comunitaria al centro della prima puntata di “2025, andata o ritorno”, nuova serie di Dentro l’Avvenire realizzata in collaborazione con l’Università Cattolica, che trae spunto dai grandi temi emersi alla Settimana sociale dei Cattolici italiani di Trieste.
Cinque puntate per cinque dimensioni chiave di un anno, il prossimo, che si preannuncia come un sottile e delicato crinale. A parlare di Europa, insieme a Marco Ferrando vicedirettore di Avvenire, c’è Sebastiano Nerozzi, docente di Storia del pensiero economico.

Marco Ferrando

Sebastiano Nerozzi

2025, andata o ritorno: l'Europa al bivio 

Quando le élite si allontanano dal popolo, ecco che nascono i populismi. È così da sempre, e così si spiegano i rigurgiti populisti di inizio millennio: in Italia, in Europa e negli Stati Uniti, come dimostra la vittoria bis di Donald Trump a suon di promesse che paiono tratte da un film hollywoodiano. Storie diverse, accomunate dalla stessa causa: la sfiducia tra classe politica ed elettori, la partecipazione che si spegne. Tutto questo al centro della seconda puntata di “2025, andata o ritorno”, la serie di
Dentro l’Avvenire realizzata in collaborazione con l’Università Cattolica, che trae spunto dai grandi temi emersi alla Settimana sociale dei Cattolici italiani di Trieste. Cinque puntate per cinque dimensioni chiave di un anno, il prossimo, che si preannuncia come un sottile e delicato crinale. A parlare di populismi, insieme a Marco Ferrando vicedirettore di Avvenire, c’è Antonio Campati, ricercatore alla Facoltà di scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica.

Antonio Campati

2025, andata o ritorno: il fattore populismi

In Italia non sono tanti, ma spesso sembrano troppi. E pericolosi. Ci sono ragioni storiche, e psicologiche, dietro al motivo per cui quando guardiamo ai migranti e ai fenomeni migratori in generale subentra una componente di paura. Ne parliamo con Maddalena Colombo, direttrice del Centro di Iniziative e ricerche sulle migrazioni di Brescia nell’ultima puntata di 2025, andata o ritorno, la serie di Dentro l’Avvenire realizzata in collaborazione con l’Università Cattolica, che trae spunto dai grandi temi emersi alla Settimana sociale dei Cattolici italiani di Trieste

Maddalena Colombo

2025, andata o ritorno: migranti, migrazioni e paure

Il 2024 è stato l’anno con il più alto numero di conflitti dalla Seconda Guerra Mondiale. Secondo il Global Peace Index, sono 56 i contesti in cui prevalgono guerre e violenza. Dal Medio Oriente all’Ucraina, dallo Yemen al Sudan, dall’Etiopia ad Haiti, ai luoghi che sono meno sotto i riflettori. 
Che senso ha, allora, parlare di Pace? 
Facciamo il punto con Mireno Berrettini, professore all’Università Cattolica di Milano. Con lui riflettiamo sul ruolo delle organizzazioni internazionali, sul pericolo di leggere il presente in modo troppo semplificato, sulle possibilità di Pace che accompagnano il 2025. 
Conduce Chiara Vitali.

Mireno Berrettini

Chiara Vitali

2025, andata o ritorno: i 56 conflitti nel mondo. Per quanto ancora

Il sistema di welfare italiano dovrebbe essere la cura a diseguaglianze sempre più ampie. Ha alle spalle una storia lunga e significativa, tra responsabilità istituzionale e azione dei cittadini, del Terzo Settore, della società tutta. Una storia oggi pesantemente condizionata da fattori economici e demografici: la società cambia e il welfare fatica ad essere una risposta concreta ai divari sociali. Quali strade intraprendere, allora?
Ne parliamo qui con Rosangela Lodigiani, professoressa all'Università Cattolica. Conduce Marco Ferrando.

Rosangela Lodigiani

2025, andata o ritorno: quale welfare per aggredire le diseguaglianze

2025, andata o ritorno

politica estera

Io sono la radio inclusiva

Io sono la radio alternativa

Io sono la radio sociale

Io sono la radio contro la mafia

Io sono la radio per la rivoluzione

Io sono la radio

media

Il professor Dante Liano ripercorre il legame inscindibile tra romanzo e calcio, alimentato irripetibilmente dal leggendario campione argentino e dalla sua storia

Dante Liano

Viaggio alle origini di Maradona, l'ultimo mito tra calcio e letteratura

5 luglio 1982, Italia-Brasile ai Mondiali di Spagna: “Pablito” Rossi segna il terzo gol della vittoria e regala agli azzurri un'incredibile semifinale, preludio del trionfo. 9 dicembre 2020: dopo Maradona un altro grande campione se n’è andato. Un campione “mingherlino” che esulta senza gesti eclatanti, solo tendendo le braccia verso il basso, come i bambini. C’è una canzone simbolo di quegli anni di un artista capace di intercettare i moti più profondi dell’anima di un popolo. Francesco De Gregori scrive nel 1982 “La Leva calcistica della classe 68”, inno inconsapevole di una nuova generazione, di quelli che nel 68 erano bambini e che quel 5 luglio hanno gioito con la nazionale. A parlare di Paolo Rossi qui è Paolo Colombo, docente di Storia contemporanea in Università Cattolica e autore, insieme con Chiara Continisio, di “Storia & Narrazione”, l'historytelling che racconta la Storia attraverso le storie.

Chiara Continisio

Paolo Rossi e il suo modo unico di esultare

Nel luglio del 1942 la famiglia Frank entra in clandestinità in un alloggio nascosto dietro l’ufficio del padre. Anne, appena compiuti 13 anni, diventa invisibile fino a quando verrà arrestata e deportata a Westerbork nell’agosto del 1944, e muore all’inizio del 1945 nel campo di concentramento di Bergen Belsen. Il Diario a cui confida quasi ogni giorno pensieri ed emozioni, è il suo lascito al mondo e in particolare a generazioni di ragazzini e di giovani che si avvicinano alla Memoria della Shoah. Ne parla Milena Santerini, docente di Pedagogia e coordinatrice italiana per la lotta contro l’antisemitismo.

Milena Santerini

Il Diario di Anne Frank, una luce nel buio

La moda permette di conformarsi ma anche di distinguersi ed è proprio nel compromesso tra omologazione e distinzione che sta il successo della signora della moda, fondatrice e regina dell’impero Chanel. Andiamo a Parigi al 21 di rue Cambon e varchiamo la soglia di Chanel mode, una piccola modisteria dove si fabbricano e si vendono cappelli per signora. Lo facciamo con Silvia Mazzucotelli Salice, docente di Sociologia dei processi culturali.

Silvia Mazzuccotelli Salice

Coco Chanel, protagonista di una rivoluzione

Dopo due secoli dalla sua nascita don Giovanni Bosco resta il pioniere degli oratori. La sua attenzione ai giovani, e soprattutto a quelli più poveri e abbandonati, si è unita nella sua figura alla carità che manifestava nella sua azione educativa. Natura umana e grazia divina si univano in lui fino a diventare un punto di riferimento imprescindibile per tutti gli educatori a venire. Lo ritrae Paolo Alfieri, docente di Storia della scuola e delle istituzioni educative, con il supporto dei testi del sacerdote letti dall’attore Emmanuel Galli.

Paolo Alfieri

Emmanuel Galli

Don Bosco, verso un’educazione integrale della persona

La co-fondatrice dell’Ateneo fu una «fortissima lavoratrice, con grande capacità organizzativa, e riponeva fiducia negli altri: doti fondamentali per creare e far durare nel tempo le squadre di collaboratori necessari alle infinite attività per la Gioventù Femminile di Azione Cattolica e l’Università Cattolica del Sacro Cuore». Racconta questa donna di grande fede Mirella Ferrari, già docente di Letteratura latina, medievale e umanistica.

Mirella Ferrari

Armida Barelli, una vita di apostolato cristiano

Nel 1954 Barbiana era una minuscola parrocchia sul versante nord del monte Giovi, chiusa dalla curia fiorentina a causa della continua emigrazione di quella popolazione verso il piano. Venne tenuta aperta solo per ospitare lo “scomodo” don Milani che affinò il suo metodo pastorale divenendo così il maestro e l’educatore per eccellenza, come testimonia la fama del suo più famoso scritto, "Lettera a una professoressa". Ce ne parla Domenico Simeone che insegna Pedagogia generale all’Università Cattolica.

Domenico Simeone

Don Lorenzo Milani e la scuola di Barbiana

Nel giorno della Festa del lavoro proponiamo il ritratto di una delle madri della Repubblica italiana. Da staffetta partigiana a membro del partito della Democrazia Cristiana, ad attivista nel sindacato, fino a diventare nel 1976 prima donna ministra del lavoro, forse voluta dal suo mentore Aldo Moro, Tina Alselmi è ancora oggi una figura femminile a cui ispirarsi. Laureata in Università Cattolica la Anselmi si è sempre spesa per le pari opportunità come testimonia il suo ultimo ruolo da parlamentare come presidente della Commissione nazionale per la parità tra uomo e donna della Presidenza del Consiglio. Il ritratto di Michele Faioli, docente di Diritto del lavoro.

Michele Faioli

Tina Anselmi, una vita spesa per il lavoro e le pari opportunità

Luis Sepúlveda ha riempito la sua biografia di avventure, lui stesso è un personaggio di un romanzo che i suoi biografi scrivono con ammirazione. Custode dell'amato presidente Allende, catturato e torturato dai militari golpisti, viaggia dal Sud America all’Europa, ama appassionatamente, scrive andando al cuore del mistero. «Il sortilegio di intrappolare il lettore e la sua intima grazia sono difficili da spiegare», racconta in questo brano Dante Liano, docente di Letteratura spagnola.

La magia delle parole di Sepulveda

Maria Montessori, a cui si deve la nascita di un modello pedagogico oggi diffuso in tutto il mondo, ha creato l’idea di una comunità educante fondata su un patto educativo, tale anche per la visione integrata di educazione. Questa intuizione delinea una pluralità di figure: genitori, maestre e medici, impegnate a collaborare intorno ai bambini per garantire sviluppo e una formazione adeguati. Ci racconta questa grande educatrice Livia Cadei che insegna Pedagogia generale.

Livia Cadei

Maria Montessori e la pedagogia del bambino

Maestro di scuola elementare, alfabetizzatore degli adulti, scrittore di romanzi per ragazzi, autore di programmi televisivi e radiofonici. È stato tutto questo Alberto Manzi, l’insegnante “rivoluzionario”, come si definisce lui stesso, che da un programma televisivo ha alfabetizzato gli italiani, nelle classi ha scardinato le convenzioni e i programmi imposti, proponendo strategie di intrattenimento e ponendosi come educatore consapevole. Ce ne parla Michele Aglieri, docente di Pedagogia all’Università Cattolica

Michele Aglieri

Alberto Manzi, il maestro che ha alfabetizzato l’Italia

Ritratti di un tempo

letteratura

pedagogia

sport

storia

“Padri e madri della sociologia” è un percorso di apprendimento sonoro integrato nel manuale Sociologia generale (a cura di Rita Bichi, Vita e Pensiero. Pubblicazioni dell’Università Cattolica, 2022), testo di riferimento per chi aderisce all’idea di una Sociologia per la persona. In questo podcast la sociologa dell’Ateneo Rita Bichi ci introduce al volume raccontando come è nato, chi sono gli autori e le autrici, come è strutturato.

Rita Bichi

La Fisionomia di Sociologia generale

“Padri e madri della sociologia” è un percorso di apprendimento sonoro integrato nel manuale Sociologia generale (a cura di Rita Bichi, Vita e Pensiero. Pubblicazioni dell’Università Cattolica, 2022), testo di riferimento per chi aderisce all’idea di una Sociologia per la persona. Il sociologo dell’Ateneo Marco Caselli parla dei concetti fondanti il pensiero di Karl Marx, come ad esempio l’oggettivazione, l’alienazione, il materialismo storico.

Marco Caselli

Karl Marx e i rapporti di produzione

“Padri e madri della sociologia” è un percorso di apprendimento sonoro integrato nel manuale Sociologia generale (a cura di Rita Bichi, Vita e Pensiero. Pubblicazioni dell’Università Cattolica, 2022), testo di riferimento per chi aderisce all’idea di una Sociologia per la persona. La professoressa di Istituzioni di Sociologia Giuseppina Cersosimo racconta l’analisi sociale degli Stati Uniti nella seconda metà dell’Ottocento vista dalla sociologa Florence Kelley

Giuseppina Cersosimo

Florence Kelley e l'analisi sociale

“Padri e madri della sociologia” è un percorso di apprendimento sonoro integrato nel manuale Sociologia generale (a cura di Rita Bichi, Vita e Pensiero. Pubblicazioni dell’Università Cattolica, 2022), testo di riferimento per chi aderisce all’idea di una Sociologia per la persona. Femminismo culturale, intrecci tra economia, sociologia e lavoro sono al centro della riflessione di Marianne Schnitger Weber e Frieda Wunderlich nei ritratti di Mariagrazia Santagati, sociologa dell’educazione in Università Cattolica

Marianne Schnitger Weber, Frieda Wunderlich e la questione femminile

“Padri e madri della sociologia” è un percorso di apprendimento sonoro integrato nel manuale Sociologia generale (a cura di Rita Bichi, Vita e Pensiero. Pubblicazioni dell’Università Cattolica, 2022), testo di riferimento per chi aderisce all’idea di una Sociologia per la persona. Alla luce della fenomenologia tedesca, tra filosofia e sociologia, Alfred Schutz riflette sulle relazioni nella vita quotidiana e sul valore della comprensione dell’altro. Ne parla la sociologa dell’Università Cattolica Laura Bovone.

Laura Bovone

Alfred Schütz e il mondo della vita quotidiana

“Padri e madri della sociologia” è un percorso di apprendimento sonoro integrato nel manuale Sociologia generale (a cura di Rita Bichi, Vita e Pensiero. Pubblicazioni dell’Università Cattolica, 2022), testo di riferimento per chi aderisce all’idea di una Sociologia per la persona. ll sociologo dell’Università Cattolica Fabio Introini presenta la figura di Zygmunt Bauman e le sue teorie alla base della comprensione delle trasformazioni sociali del presente.

Fabio Introini

Zygmunt Bauman e la liquidità

“Padri e madri della sociologia” è un percorso di apprendimento sonoro integrato nel manuale Sociologia generale (a cura di Rita Bichi, Vita e Pensiero. Pubblicazioni dell’Università Cattolica, 2022), testo di riferimento per chi aderisce all’idea di una Sociologia per la persona. La sociologa Paola Di Nicola, già professoressa di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Verona, racconta l’autrice attraverso due concetti chiave: l’emozione e la commercializzazione

Paola Di Nicola

Arlie Russell Hochschild e la commercializzazione delle emozioni

Padri e Madri della Sociologia

Il tempo è il parametro principale per misurare l’audience. Più di 4 ore al giorno, ovvero più di 240 minuti quotidiani è il tempo medio che gli italiani trascorrono davanti alla tv. La tv deve costruire delle metriche per misurare l’audience, prima usando il grande campione di 60 milioni di abitanti, oggi rivolgendosi anche allo streaming perché la tv si guarda anche online. Ne parla Massimo Scaglioni, direttore del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi, e docente di Storia ed economia dei media

Massimo Scaglioni

L'audience e la sua misurazione

Il format è lo schema originale di un programma televisivo comprensivo di elementi strutturali che lo rendono unico e riconoscibile (meccanismo, concept, negoziazione, circolazione globale e adattamento nazionale). Dai reality ai talent show, dai game show ai factual, fino alla fiction i contenuti replicabili sono tra i punti di forza della produzione televisiva del nostro tempo. La presenza di format internazionali nei palinsesti di tutto il mondo si è fatta sempre più intensa. Ne parla Paolo Carelli, docente di Teoria e tecnica dei media

Paolo Carelli

Il format e la circolazione globale

Oltre 17.000 ore di tv tra programmi di intrattenimento e di fiction. È quanto ogni anno l’industria televisiva nazionale realizza per le sue reti. Per produzione si intende sia il processo che porta alla realizzazione del programma sia il suo risultato, ovvero l’insieme dei programmi stessi. La produzione in parte è fatta di programmi acquistati dall’estero e in parte realizzata in Italia. Approfondisce il concetto Massimo Scaglioni, direttore del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi e docente di Storia ed economia dei media.

La produzione di fiction e intrattenimento

Con l’avvento dello streaming inizia la guerra tra broadcast tv tradizionale e i competitor che sfruttano la rete di internet per la trasmissione di contenuti audiovisivi. Si passa così dal possesso all’accesso di un paniere potenzialmente infinito di contenuti online fruibili in tempo reale. Alla conquista della risorsa più preziosa che abbiamo, ossia il nostro tempo, si sono scontrate tv tradizionale e streaming. Approfondisce il concetto Massimo Scaglioni, direttore del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi e docente di Storia ed economia dei media.

La tv contesa tra broadcast e streaming

Non è solo un elenco di programmi e orari che si susseguono uno dopo l’altro ma il punto di incontro tra la rete e il suo pubblico, tra il mondo dell’industria e il mondo del consumo, cioè gli spettatori. Il palinsesto è la base della programmazione televisiva, ha creato appuntamenti fissi, inventando rituali, sezionando la giornata in fasce orarie, ciascuna con propri pubblici di riferimento e contenuti radicati. La prima serata è la più importante di queste fasce. Spiega il concetto Paolo Carelli, docente di Teoria e tecnica dei media.

La composizione del palinsesto

Come sono cambiati il genere e il settore dell’offerta televisiva per i ragazzi? E quanto l’ingresso dei nuovi soggetti digitali impatta? Tradizionalmente legata alla missione educativo pedagogica della tv delle origini del servizio pubblico, la tv dei ragazzi ha vissuto diverse fasi mostrando sempre una grande capacità di adattamento. Come è composto il giardino protetto dedicato ai bambini e ai ragazzi in Italia? Fa il quadro dell’offerta Anna Sfardini, docente di Metodi di ricerca sulla produzione e i consumi mediali.

Anna Sfardini

La kids television

Quanto le dinamiche industriali e di mercato stanno influenzando uno dei contenuti più importanti dell’offerta televisiva? L’acquisizione dei diritti del calcio da parte degli operatori streaming segna un ulteriore momento di trasformazione. Genere storico della tv con dirette, approfondimenti e rubriche, lo sport aggrega pubblici sempre più larghi e diversificati. Con la pay tv negli anni Novanta è diventato il vero contenuto pregiato della tv, il driver di abbonamento capace di attrarre investimenti pubblicitari. Ne parla Paolo Carelli, docente di Teoria e tecnica dei media.

Sport, strumento di aggregazione in tv

Quando si parla di fiction si intende l’area di genere chiamata scripted, ovvero quei contenuti televisivi che partono da una sceneggiatura scritta, come telefilm o serie. Secondo il Dizionario della televisione edito dal Certa, l’annualità 2020/2021 segnala che il mondo free dell’offerta televisiva ha prodotto 36 titoli e quello pay 20 titoli. Si possono individuare 10 categorie all’interno di questa produzione e in particolare vengono premiati il mystery, gli adolescenti tra insicurezze e marginalità. Approfondisce il tema Anna Sfardini, docente di Metodi di ricerca sulla produzione e i consumi mediali.

La fiction in tv

Il genere unscripted raccoglie tutti i contenuti che partono da una premessa di realtà. È un vasto mondo di generi che abitano la tv contemporanea, fatto di programmi contenitore, factual, docu, game, infotainment, talent e reality show. Nell’ultima stagione 2020/21 l’intrattenimento made in Italy si accende anche nel mondo delle piattaforme streaming over the top con una presenza di titoli significativa di un trend in corso di consolidamento. Spiega questo genere Anna Sfardini, docente di Metodi di ricerca sulla produzione e i consumi mediali

Alla scoperta dell'unscripted in tv

Oltre 8500 ore di programmazione, un flusso ininterrotto di notizie, cronache, approfondimenti, dirette di eventi istituzionali e di attualità. Questo è quanto è stato prodotto nel 2021 nel mondo che chiamiamo delle news. La tv ha l’antica pretesa di essere una finestra sul mondo e di raccontarci in tempo reale i principali eventi nazionali e internazionali. I telegiornali occupano la fetta più cospicua ma anche le rubriche tematiche dei canali. E un ruolo determinante è svolto da altri canali: gli speciali che hanno raggiunto un picco di produzione proprio negli ultimi due anni di pandemia. Ci introduce Paolo Carelli, docente di Teoria e tecnica dei media

Il flusso ininterrotto delle news

Sono state oltre 1100 le ore di programmazione nell’ambito del game show nella stagione 2020-21. Parliamo di quiz, una delle forme di intrattenimento classiche del mezzo televisivo, sintesi di una dimensione ludica, di evasione e di un nuovo tipo di rapporto con il sapere che caratterizza la tv. Il quiz è un genere amato dal pubblico al punto da divenire irrinunciabile nell’offerta dei canali generalisti. Negli anni il genere è diventato sempre più spettacolare. Format, generalismo, spettacolo, appuntamento fisso sono i pilastri del game show in Italia che resta prevalentemente di importazione dai Paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna o Israele. Lo racconta Paolo Carelli, docente di Teorie e tecnica dei media.

Game show e tv

Acrasi dei due macrogeneri principe della tv (informazione e intrattenimento), l’infotainment si ispira a modelli stranieri e si sviluppa in Italia negli anni Novanta. Oggi tra informazione e intrattenimento qual è la variabile dipendente e quella indipendente? Difficile trovare la risposta se si pensa che l’infotainment ha realizzato programmi come Striscia la notizia che usa un linguaggio proprio della logica dell’intrattenimento o i talk show che tendono a spettacolarizzare il giornalismo per renderlo più attraente. Un genere, dunque, che tende sempre più alla leggerezza. Ne parla Anna Sfardini, docente di Metodi di ricerca sulla produzione e i consumi mediali

Infotainment e tv

Il documentario è un genere che punta a ricostruire una vicenda, una storia, di cronaca, di costume o di divulgazione scientifica con un approccio cronachistico. Oggi il docu è anche altro, taglio narrativo, linguaggio, elemento che definisce l’identità di reti e piattaforme. Il docu assume spesso la forma del documental, il prodotto che si esaurisce in un’unica puntata o la forma della docu-serie in più episodi. Un altro filone è quello del docu-reality che mescola realtà e finalità di intrattenimento televisivo. Ce ne parla Paolo Carelli, docente di Teoria e tecnica de media

Documentario e tv

Nel 2020/21 sono state oltre un miliardo le interazioni sui social network relativi a contenuti trasmessi da canali televisivi e piattaforme, più del doppio rispetto alla stagione precedente. Sono questi gli ultimi numeri della social tv, un mercato in crescita esponenziale. La pandemia ha contribuito ad accrescere questo fenomeno e sono le emittenti freeware, in particolare le generaliste, a beneficiare delle interazioni social rispetto ai contenuti televisivi con oltre la metà del traffico complessivo generato. Approfondisce l’argomento Paolo Carelli, docente di Teoria e tecnica dei media

Social tv

Le principali innovazioni relative alla serialità arrivano dagli Stati Uniti relativamente al genere, al formato e al linguaggio. La serialità americana ha avuto tre Golden Age, la prima tra gli anni 40 e 50, la seconda tra gli anni 80 e 90 e la terza fino al 2000 con prodotti di alta qualità e ingenti investimenti. Di fronte all’offerta globale e ai mercati emergenti, la serialità americana resta, però, ancora dominante. Nel 2021 sono stati rilevati 559 prodotti seriali statunitensi, un mercato che sembra non essere ancora arrivato a saturazione. Ne parla Paolo Carelli, docente di Teoria e tecnica dei media

Serialità e tv

Il factual è un filone della reality television incentrato sul racconto di frammenti di una realtà in parte costruita. Il pubblico evade dalla sua quotidianità per seguire la storia di persone reali che grazie al programma di factual vivono un’esperienza di cambiamento. Infatti, questi programmi hanno la stessa radice, ovvero vogliono essere esperimenti sociali o laboratori nati per predisporre un percorso di trasformazione finalizzato a migliorare la vita delle persone che vi partecipano. Il factual circola particolarmente nei palinsesti dei canali nativi digitali. Approfondisce il tema Anna Sfardini, docente di Metodi di ricerca sulla produzione e i consumi mediali

Factual e tv

A partire dal primo format, Grande fratello, la reality television ha rappresentato una delle più importanti novità della tv del nuovo millennio. Questo genere ha aggiornato nel tempo la retorica di fondo del mezzo televisivo come strumento di rappresentazione del reale e del quotidiano introducendo periodicamente elementi di innovazione. Negli anni 2000 il genere più innovativo della reality tv è lo psycho drama game come L’isola dei famosi. Si aggiunge poi il filone del talent show dove il casting diventa centrale. Ne parla Anna Sfardini, docente di Metodi di ricerca sulla produzione e i consumi mediali

Reality tv

Il talk show raggiunge quasi il 20% del tempo che le reti dedicano all’intrattenimento in generale in diverse fasce orarie della giornata. Spettacolo della parola per eccellenza, questo è una risorsa essenziale per gli editori televisivi perché costa poco ma ha un appeal molto alto. Si tratta di un ibrido che sta in mezzo tra informazione e intrattenimento e in ogni caso è uno specifico della tv generalista. Ne parla Massimo Scaglioni, direttore del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi e docente di Storia ed economia dei media

Il Talk show

Riguardo la guerra, e in particolare quella dell’invasione della Federazione Rssa in Ucraina che ci interpella in questi mesi, molti fatti sono avvenuti in televisione. Il primo la precede nel 2019: in virtù di una serie tv Zelensky diventa presidente dell’Ucraina passando da un ruolo finzionale a un ruolo reale. Poi i racconti della guerra si dividono: quello crudo degli inviati sul posto e le molte parole che proliferano nei talk show e utilizzano la logica della polarizzazione per fornire spazio alla propaganda. Approfondisce il tema Massimo Scaglioni, direttore del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi e docente di Storia ed economia dei media

Podcast

FamILens, la lente dell’impatto familiare

Italia 2050

Tutti inclusi

Sconfinati

2025, andata o ritorno

Io sono la radio

Ritratti di un tempo

Padri e Madri della Sociologia

Il dizionario della Tv che cambia

Il nostro posto nel mondo

Train to Therapy

Città da ascoltare – Speciale Centenario

Facoltà di parola