Parole quali audience, palinsesto, format, streaming, generi scripted e unscripted e molti altri caratterizzano la tv di oggi. Sul sito dell’Ateneo riproponiamo il podcast “Dizionario della tv che cambia” che il Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi dell’Università Cattolica ha realizzato per Radio Marconi

Con l’avvento dello streaming inizia la guerra tra broadcast tv tradizionale e i competitor che sfruttano la rete di internet per la trasmissione di contenuti audiovisivi. Si passa così dal possesso all’accesso di un paniere potenzialmente infinito di contenuti online fruibili in tempo reale. Alla conquista della risorsa più preziosa che abbiamo, ossia il nostro tempo, si sono scontrate tv tradizionale e streaming. Approfondisce il concetto Massimo Scaglioni, direttore del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi e docente di Storia ed economia dei media.

Massimo Scaglioni

La tv contesa tra broadcast e streaming

Il tempo è il parametro principale per misurare l’audience. Più di 4 ore al giorno, ovvero più di 240 minuti quotidiani è il tempo medio che gli italiani trascorrono davanti alla tv. La tv deve costruire delle metriche per misurare l’audience, prima usando il grande campione di 60 milioni di abitanti, oggi rivolgendosi anche allo streaming perché la tv si guarda anche online. Ne parla Massimo Scaglioni, direttore del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi, e docente di Storia ed economia dei media

L'audience e la sua misurazione

Il format è lo schema originale di un programma televisivo comprensivo di elementi strutturali che lo rendono unico e riconoscibile (meccanismo, concept, negoziazione, circolazione globale e adattamento nazionale). Dai reality ai talent show, dai game show ai factual, fino alla fiction i contenuti replicabili sono tra i punti di forza della produzione televisiva del nostro tempo. La presenza di format internazionali nei palinsesti di tutto il mondo si è fatta sempre più intensa. Ne parla Paolo Carelli, docente di Teoria e tecnica dei media

Paolo Carelli

Il format e la circolazione globale

Oltre 17.000 ore di tv tra programmi di intrattenimento e di fiction. È quanto ogni anno l’industria televisiva nazionale realizza per le sue reti. Per produzione si intende sia il processo che porta alla realizzazione del programma sia il suo risultato, ovvero l’insieme dei programmi stessi. La produzione in parte è fatta di programmi acquistati dall’estero e in parte realizzata in Italia. Approfondisce il concetto Massimo Scaglioni, direttore del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi e docente di Storia ed economia dei media.

La produzione di fiction e intrattenimento

Non è solo un elenco di programmi e orari che si susseguono uno dopo l’altro ma il punto di incontro tra la rete e il suo pubblico, tra il mondo dell’industria e il mondo del consumo, cioè gli spettatori. Il palinsesto è la base della programmazione televisiva, ha creato appuntamenti fissi, inventando rituali, sezionando la giornata in fasce orarie, ciascuna con propri pubblici di riferimento e contenuti radicati. La prima serata è la più importante di queste fasce. Spiega il concetto Paolo Carelli, docente di Teoria e tecnica dei media.

La composizione del palinsesto

Come sono cambiati il genere e il settore dell’offerta televisiva per i ragazzi? E quanto l’ingresso dei nuovi soggetti digitali impatta? Tradizionalmente legata alla missione educativo pedagogica della tv delle origini del servizio pubblico, la tv dei ragazzi ha vissuto diverse fasi mostrando sempre una grande capacità di adattamento. Come è composto il giardino protetto dedicato ai bambini e ai ragazzi in Italia? Fa il quadro dell’offerta Anna Sfardini, docente di Metodi di ricerca sulla produzione e i consumi mediali.

Anna Sfardini

La kids television

Quanto le dinamiche industriali e di mercato stanno influenzando uno dei contenuti più importanti dell’offerta televisiva? L’acquisizione dei diritti del calcio da parte degli operatori streaming segna un ulteriore momento di trasformazione. Genere storico della tv con dirette, approfondimenti e rubriche, lo sport aggrega pubblici sempre più larghi e diversificati. Con la pay tv negli anni Novanta è diventato il vero contenuto pregiato della tv, il driver di abbonamento capace di attrarre investimenti pubblicitari. Ne parla Paolo Carelli, docente di Teoria e tecnica dei media.

Sport, strumento di aggregazione in tv

Quando si parla di fiction si intende l’area di genere chiamata scripted, ovvero quei contenuti televisivi che partono da una sceneggiatura scritta, come telefilm o serie. Secondo il Dizionario della televisione edito dal Certa, l’annualità 2020/2021 segnala che il mondo free dell’offerta televisiva ha prodotto 36 titoli e quello pay 20 titoli. Si possono individuare 10 categorie all’interno di questa produzione e in particolare vengono premiati il mystery, gli adolescenti tra insicurezze e marginalità. Approfondisce il tema Anna Sfardini, docente di Metodi di ricerca sulla produzione e i consumi mediali.

La fiction in tv

Il genere unscripted raccoglie tutti i contenuti che partono da una premessa di realtà. È un vasto mondo di generi che abitano la tv contemporanea, fatto di programmi contenitore, factual, docu, game, infotainment, talent e reality show. Nell’ultima stagione 2020/21 l’intrattenimento made in Italy si accende anche nel mondo delle piattaforme streaming over the top con una presenza di titoli significativa di un trend in corso di consolidamento. Spiega questo genere Anna Sfardini, docente di Metodi di ricerca sulla produzione e i consumi mediali

Alla scoperta dell'unscripted in tv

Oltre 8500 ore di programmazione, un flusso ininterrotto di notizie, cronache, approfondimenti, dirette di eventi istituzionali e di attualità. Questo è quanto è stato prodotto nel 2021 nel mondo che chiamiamo delle news. La tv ha l’antica pretesa di essere una finestra sul mondo e di raccontarci in tempo reale i principali eventi nazionali e internazionali. I telegiornali occupano la fetta più cospicua ma anche le rubriche tematiche dei canali. E un ruolo determinante è svolto da altri canali: gli speciali che hanno raggiunto un picco di produzione proprio negli ultimi due anni di pandemia. Ci introduce Paolo Carelli, docente di Teoria e tecnica dei media

Il flusso ininterrotto delle news

Sono state oltre 1100 le ore di programmazione nell’ambito del game show nella stagione 2020-21. Parliamo di quiz, una delle forme di intrattenimento classiche del mezzo televisivo, sintesi di una dimensione ludica, di evasione e di un nuovo tipo di rapporto con il sapere che caratterizza la tv. Il quiz è un genere amato dal pubblico al punto da divenire irrinunciabile nell’offerta dei canali generalisti. Negli anni il genere è diventato sempre più spettacolare. Format, generalismo, spettacolo, appuntamento fisso sono i pilastri del game show in Italia che resta prevalentemente di importazione dai Paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna o Israele. Lo racconta Paolo Carelli, docente di Teorie e tecnica dei media.

Game show e tv

Acrasi dei due macrogeneri principe della tv (informazione e intrattenimento), l’infotainment si ispira a modelli stranieri e si sviluppa in Italia negli anni Novanta. Oggi tra informazione e intrattenimento qual è la variabile dipendente e quella indipendente? Difficile trovare la risposta se si pensa che l’infotainment ha realizzato programmi come Striscia la notizia che usa un linguaggio proprio della logica dell’intrattenimento o i talk show che tendono a spettacolarizzare il giornalismo per renderlo più attraente. Un genere, dunque, che tende sempre più alla leggerezza. Ne parla Anna Sfardini, docente di Metodi di ricerca sulla produzione e i consumi mediali

Infotainment e tv

Il documentario è un genere che punta a ricostruire una vicenda, una storia, di cronaca, di costume o di divulgazione scientifica con un approccio cronachistico. Oggi il docu è anche altro, taglio narrativo, linguaggio, elemento che definisce l’identità di reti e piattaforme. Il docu assume spesso la forma del documental, il prodotto che si esaurisce in un’unica puntata o la forma della docu-serie in più episodi. Un altro filone è quello del docu-reality che mescola realtà e finalità di intrattenimento televisivo. Ce ne parla Paolo Carelli, docente di Teoria e tecnica de media

Documentario e tv

Nel 2020/21 sono state oltre un miliardo le interazioni sui social network relativi a contenuti trasmessi da canali televisivi e piattaforme, più del doppio rispetto alla stagione precedente. Sono questi gli ultimi numeri della social tv, un mercato in crescita esponenziale. La pandemia ha contribuito ad accrescere questo fenomeno e sono le emittenti freeware, in particolare le generaliste, a beneficiare delle interazioni social rispetto ai contenuti televisivi con oltre la metà del traffico complessivo generato. Approfondisce l’argomento Paolo Carelli, docente di Teoria e tecnica dei media

Social tv

Le principali innovazioni relative alla serialità arrivano dagli Stati Uniti relativamente al genere, al formato e al linguaggio. La serialità americana ha avuto tre Golden Age, la prima tra gli anni 40 e 50, la seconda tra gli anni 80 e 90 e la terza fino al 2000 con prodotti di alta qualità e ingenti investimenti. Di fronte all’offerta globale e ai mercati emergenti, la serialità americana resta, però, ancora dominante. Nel 2021 sono stati rilevati 559 prodotti seriali statunitensi, un mercato che sembra non essere ancora arrivato a saturazione. Ne parla Paolo Carelli, docente di Teoria e tecnica dei media

Serialità e tv

Il factual è un filone della reality television incentrato sul racconto di frammenti di una realtà in parte costruita. Il pubblico evade dalla sua quotidianità per seguire la storia di persone reali che grazie al programma di factual vivono un’esperienza di cambiamento. Infatti, questi programmi hanno la stessa radice, ovvero vogliono essere esperimenti sociali o laboratori nati per predisporre un percorso di trasformazione finalizzato a migliorare la vita delle persone che vi partecipano. Il factual circola particolarmente nei palinsesti dei canali nativi digitali. Approfondisce il tema Anna Sfardini, docente di Metodi di ricerca sulla produzione e i consumi mediali

Factual e tv

A partire dal primo format, Grande fratello, la reality television ha rappresentato una delle più importanti novità della tv del nuovo millennio. Questo genere ha aggiornato nel tempo la retorica di fondo del mezzo televisivo come strumento di rappresentazione del reale e del quotidiano introducendo periodicamente elementi di innovazione. Negli anni 2000 il genere più innovativo della reality tv è lo psycho drama game come L’isola dei famosi. Si aggiunge poi il filone del talent show dove il casting diventa centrale. Ne parla Anna Sfardini, docente di Metodi di ricerca sulla produzione e i consumi mediali

Reality tv

Il talk show raggiunge quasi il 20% del tempo che le reti dedicano all’intrattenimento in generale in diverse fasce orarie della giornata. Spettacolo della parola per eccellenza, questo è una risorsa essenziale per gli editori televisivi perché costa poco ma ha un appeal molto alto. Si tratta di un ibrido che sta in mezzo tra informazione e intrattenimento e in ogni caso è uno specifico della tv generalista. Ne parla Massimo Scaglioni, direttore del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi e docente di Storia ed economia dei media

Il Talk show

Riguardo la guerra, e in particolare quella dell’invasione della Federazione Rssa in Ucraina che ci interpella in questi mesi, molti fatti sono avvenuti in televisione. Il primo la precede nel 2019: in virtù di una serie tv Zelensky diventa presidente dell’Ucraina passando da un ruolo finzionale a un ruolo reale. Poi i racconti della guerra si dividono: quello crudo degli inviati sul posto e le molte parole che proliferano nei talk show e utilizzano la logica della polarizzazione per fornire spazio alla propaganda. Approfondisce il tema Massimo Scaglioni, direttore del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi e docente di Storia ed economia dei media